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martedì 22 novembre 2011

L'insoddisfazione non basta

Ti serve uno specchio.
Uno specchio qualsiasi, non importa se vecchio o moderno, grande o piccolo, piuttosto che quadrato o di forma ovale. Dopo averlo scelto, posizionati di fronte ad esso. Prendi tutto il tempo che vuoi per osservarti. Uno dei tanti pensieri che ti potranno attraversare...
...sarà che il tuo aspetto fisico presenta molti più difetti di quanto necessario: tanto per iniziare, le labbra sono troppo strette o troppo carnose. Bocciati anche naso e capelli, l'attaccatura del collo e la prominenza degli zigomi. Non parliamo poi del taglio degli occhi: decisamente inadatto.
Come poi non lamentarsi del mento, maledendo i nostri conoscenti a cui Madre Natura ha risparmiato questi e altri sgraziati lineamenti?
Gli esempi potrebbero proseguire, dato che trovare dei difetti su di sè è inevitabile. E, talvolta, sconfortante.

 
Allo stesso modo, desta impressione sfogliare un libro scritto in un'altra epoca e in un 'altra nazione - più precisamente Sulla tolleranza del francese Voltaire[1] – e soffermarsi su un paragrafo, peraltro non fondamentale nell'economia delle argomentazioni che l'autore utilizza nel suo pamphlet. Nel capitolo X, riferendosi alle differenze in merito di trattamento degli esponenti di minoranze religiose, che sussistono nelle nazioni diverse dalla sua Francia, l’Autore scrive:
  

"Ma saremo dunque sempre gli ultimi ad abbracciare le sane opinioni degli altri popoli? Essi si sono corretti: quando ci correggeremo noi? […] soltanto da pochissimo osserviamo i veri princìpi dell’agricoltura; quando mai cominceremo a praticare i veri princìpi dell'umanità?"[2]
 
Il messaggio subliminale che viene veicolato al lettore è che la Francia sia una grotta oscura popolata da cavernicoli retrogradi, tutto il contrario delle altre, civilissime nazioni d'Europa. A confronto delle quali la Francia appare una nazione decisamente poco raccomandabile. Sembrano parole dense disfattismo e rinuncia, degne di un recente singolo di Caparezza.

Errore.

Il disgusto morale sorto in seguito ad aver assistito a troppi crimini – la scintilla che accese in Voltaire tale foga di denuncia fu la condanna a morte di un cristiano protestante, colpevole di eresia, dietro l’inconsistente accusa di un delitto che non poteva aver commesso – non era così potente da accecare la volontà di porre rimedio alla situazione. Stigmatizzare il delirio oscurantista, confutarlo al fine di lasciare ai posteri un Paese liberato dall’ingiustizia, è il filo conduttore del libello in questione.
Precise sono le accuse, e precise sono le soluzioni proposte. La denuncia è circostanziata e accompagnata da realistiche proposte di cambiamento. Invece di limitarsi a cadere nel più totale sconforto, o di limitarsi a schiumare paragrafi di rabbia o di lamentosa insoddisfazione, l’Autore ha cercato di analizzare problemi e proporre soluzioni.
 
Di fronte alla innegabile crisi che sta attraversando l’Italia, solo un costruttivo atteggiamento di denuncia può condurre a una reale soluzione degli attuali problemi. Non possiamo più permetterci una retorica frignona e basata su di una vago Qualunquis… ops!, Indignazione.

Silvio

[1] Voltaire, Sulla tolleranza, BUR, p. 121.
[2] Idem, p. 51.

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