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giovedì 8 dicembre 2011

Lo Stivale tra natura, poetica, tradizioni e arte


Sono trascorsi 150 anni dall'unità della nostra nazione che seppur così giovane politicamente, racchiude una storia che la rende unica proprio per la complessità degli eventi che l'hanno composta: una storia, o meglio diverse storie, che affondano le loro radici anche in complesse tradizioni che si sono man mano sovrapposte senza mai annullarsi completamente. Tutto questo in una splendida e molteplice varietà di paesaggi che incorniciano delle delizie architettoniche anch'esse testimoni di questa lunga vicenda storica che rende il nostro Paese una meta unica per chiunque cerchi un ristoro dell’anima, favorendo spesso anche l’ispirazione per intuizioni poetiche.
I cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar,  
quasi in corsa giganti giovinetti  
mi balzarono incontro e mi guardar
Il dialogo instaurato da Carducci con i suoi ricordi legati alla natura che circonda il suo viaggio, segna un passo fondamentale nella visione del tempo che scorre ineluttabile: il desiderio di fermare il treno, scendere e tornare a godere della spensieratezza avuta in giovinezza, si contrappone al percorso verso Bologna con il paesaggio che scorre lasciando spazio alla cruda analisi di una realtà diversa:
Ma, cipressetti miei, lasciatem'ire:
or non è più quel tempo e quell'età
Non basta la celebrità a fare felice un uomo che è stato sicuramente protagonista dell’Italia postunitaria come testimonia l’ideologico sodalizio con Crispi e il suo cammino politico concluso con la nomina a senatore nel 1890. Sono molti i traguardi raggiunti dal poeta di Pietrasanta, ma non sufficienti a dargli quella serenità descritta dai cipressi nei versi che seguono; è un confronto che rileva ancora maggiormente la vacuità dei successi di Carducci nello specifico, ma dell’umanità in generale, rispetto a quanto la natura sia in grado di offrire con i suoi paesaggi rilassanti:
Vedi come pacato e azzurro è il mare, 
come ridente a lui discende il sol!  
E come questo occaso è pien di voli, 
com'è allegro de' passeri il garrire! 
A notte canteranno i rusignoli: 
Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire
Fermarsi, ammirare e riflettere dunque: una considerazione di alto valore non solo poetico, ma che potrebbe essere riletta come monito di valorizzazione che non si limiti esclusivamente agli splendidi scorci paesaggistici sopra descritti; nel componimento è presentata, infatti, solo una parte della Maremma toscana, ma non bisogna dimenticare come l’Italia possegga meraviglie naturali in parte preservate all’interno dei parchi nazionali, in parte ritrovabili in ogni regione che, proprio per questo, ne fa una caratterizzazione esclusiva.
Sono ancora i versi del poeta toscano a regalarci una visione d’insieme dello Stivale colto nella corsa leggendaria del re Teodorico verso l’amara fine per lui disegnata da forze superiori:
Ecco, il dorso d'Appennino
fra le tenebre scompar, 
e nel pallido mattino 
mugghia a basso il tosco mar. 
Ecco Lipari, la reggia
di Vulcano ardua che fuma
e tra i bòmbiti lampeggia 
de l'ardor che la consuma
Una ricchezza naturalistica quale importante cornice in cui ritrovare, seguendo Carducci, un percorso non solo intimo, ma anche storico-culturale nazionale che è necessario interpretare nel suo insieme: un’intrigante chiave di lettura per comprendere le tradizioni come matrici di un’identità sicuramente multiforme, ma da conglobare oggi in una finale unità; impossibile non pensare, infatti, come il patrimonio artistico e architettonico non possa che segnare nel suo complesso, una solida base su cui costruire l’orgoglio di essere parte di una nazione che racchiude, come in uno scrigno, ricchezze da preservare e valorizzare.
Sarebbe acritico, d’altra parte, non evidenziare come l’Italia sia stata crogiolo di culture profondamente diverse, spesso in lotta tra loro; però è proprio dal loro incontro-scontro, o sovrapposizione, che si è plasmata l’eredità di tradizioni che in buona parte, esistono ancora oggi come il risultato di una lunga evoluzione che le ha viste modificarsi più nella forma che nella sostanza. Esemplificativo potrebbe essere il fenomeno del sincretismo cultuale nell’incontro dell’antica religione pagana di Roma con il nuovo credo cristiano-cattolico: antiche divinità protettrici di un’arte o disciplina, sono state solo sostituite da santi in un processo di sovrapposizione di festività sentite dal popolo[1].
E le tradizioni sono state accompagnate, nel loro nascere e svilupparsi, da un’edificazione architettonica che le ha contestualizzate finanche nel riutilizzo degli stessi ambienti, rappresentando culti tra loro apparentemente distanti, ma in realtà come abbiamo visto, visceralmente legati. Su tutti valgano i casi della Cattedrale di Siracusa e della Chiesa dei Catalani a Messina che in origine erano templi greci: il primo in onore di Atena e il secondo edificato per aggraziarsi Posidone.
In conclusione credo che sia necessario guardare con occhi diversi il nostro Stivale e cioè come un complesso di scorci naturali, strutture architettoniche e tradizioni che ne fanno una risorsa culturale di primo livello di cui andare orgogliosi, ma che richiede un sincero impegno per il suo mantenimento e la sua valorizzazione.

                     Marco Provenzano


[1] Nel V secolo fu ad opera di Papa Gelasio I la sostituzione degli antichissimi Lupercalia con la Festa della Candelora della Vergine poiché i due riti non soltanto avevano valore purificatorio, ma anche la data di metà febbraio, in origine era la medesima.

11 commenti:

  1. le poesie sopra citate sono: "davanti san guido" e "la leggenda di teodorico"

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  2. Fabrizio: bravo marco! hai colpito nel segno!

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  3. un bellissimo articolo..scritto ed esposto alla perfezione...complimenti :)

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  4. un bellissimo articolo..scritto ed esposto alla perfezione...complimenti :) fulvia

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  5. Benito: Grande Marco.....Articolo Fantastico!!! =) mi hai fatto riscoprire un po di Italianità persa nell'ultimo periodo.... benito

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  6. Bell'articolo che racchiude arte, storia, letteratura e civiltà di una stupenda nazione. Bisogna amare l'Italia sia per i suoi momenti di gloria sia per i momenti di buio.
    E' molto importante riscoprire il valore di ciò che è l'Italia, un valore che di giorno in giorno viene frantumato in una molteplicità dispersiva, in una fuga altrove, in una critica astratta senza concreta presa di posizione.
    Complimenti.
    Alice

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  7. Bravo Prove!
    Un tuo fan...

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  8. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  9. Bravo Marco, un articolo che rispecchia i veri valori,in fondo quelli appartenenti al Carducci ante malattia: uno spaccato della tradizione dei nostri avi, storia scolpita nel seno di una terra martoriata dal malaffare. Un plauso al narratore che più di Omero narra gesta oggi dimenticate nei polverosi archivi delle biblioteche. Con affetto,un amante della Divina Commedia.

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  10. Nicola: Complimenti, gran bell'articolo. La figura di Carducci penso sia molto attuale, per il fatto che, richiamando lo spirito eroico del Rinascimento, riuscì col suo forte patriottismo a risvegliare quei sentimenti politici e civili che gli italiani avevano perso dopo l'Unità; e proprio questi stessi sentimenti dovrebbero essere riacquistati anche ora.

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  11. Un patrimonio inestimabile che tutto il mondo ci invidia. Le ricchezze naturali e artistiche, l'incontro-scontro tra culture e tradizioni multiformi contraddistinguono da sempre lo Stivale. Sono fiero di essere italiano.
    Grandissimo Marco, un articolo mozzafiato!
    Manu

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