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mercoledì 4 maggio 2011

Il capitalismo postmoderno

L'era capitalista sta per essere schiacciata sotto il peso delle sue nefandezze. Capitalismo nella società del postmoderno sta oggi a indicare un apparato negativo, un sistema di far fruttare il denaro in maniera disonesta e indiscriminata, senza regole, senza remore morali, odioso libertinaggio speculativo di forme economico-finanziarie che hanno assunto la caratteristica di veri cataclismi nell'ottica brutale di una logica violenta e millantatoria, che si avvale solo d'ingenti somme di denaro da far fruttare al massimo del rendimento consentito. La logica da cui prende le mosse origina da una contaminazione a livello egoistico personale che fa di tutto per "arraffare" ricchezza inquinata, dove il malaffare e la disonestà fanno la parte del leone, nutrendosi di volta in volta di ordinamenti obsoleti, di sotterfugi e millanterie, contravvenendo ogni remora morale. Esorbitante diventa l'individualismo egocentrico e l'accaparramento di guadagni illeciti.
Il termine "capitalista" si trova per la prima volta secondo P. Bernitt nel 1790 pronunciato da Mirabeau, stante a indicare nella Francia di allora una persona ricca, con un potere enorme ricavato esclusivamente dai redditi
delle sue sostanze. Il significato del termine divenne in seguito dominante e fu usato in molti altri casi in cui vi fosse necessità di speculare sul reddito e di farlo fruttare indiscriminatamente, invadendo anche il denaro pubblico e investendolo di ufficialità, ove non vi siano neppure l'ombra delle garanzie, contaminando così l'economia che si vede invasa da titoli-spazzatura che vanno ad intaccare l'economia del povero risparmiatore indifeso di fronte a cotanto meccanismo di genialità perversa.
Per "capitalismo", allora, è inteso un sistema di produzione susssidiaria che scinde il reddito da lavoro, anzi lo esclude: facendo della forza produttiva dell'interesse e dell'investimento la sua arma vincente, il suo massimo
punto di forza. Già il termine stesso: "interesse privato" esprime un luogo intensamente accrescitivo di trasformazione del guadagno che da facile diventa illecito e in tal senso trascina con sé tutti gli egoismi ad esso connessi e le negatività, le nefandezze implicite o esplicite di attribuzione del denaro con caratteristiche improprie, quasi sempre di natura deprecatoria e iniqua.
Spesso il termine "capitalismo" è seguito da oscuri presentimenti negativi, quali espressioni derivanti da una frattura che, se sta nell'ordine delle cose come iniqua, ne segna certamente una involuzione di segno etico-morale.
In realtà, nella società del postmoderno il dio-denaro divenuto segno distintivo di malaffare e di mercato illecito, ha prodotto solo scompensi e catastrofiche inversioni di accaparramenti illeciti  dell'economia planetaria; ha forgiato una società "malata", priva di scrupoli, compromessa a tal punto da rappresentare un pericolo per le nazioni, poiché va ad inserirsi in un sistema di scambi direzionali difettivi dell'ordinamento etico del mondo.
Il "capitalismo" moderno accoglie in sé il fondamento più deprecabile dell'individuo, in quanto l'istinto perversivo di accaparramento dei beni materiali è divenuto nel tempo sempre più invasivo ed esponenziale
dominandone il senso speculativo, istintuale perpetrato ai danni dei più ingenui. I danni che ne derivano sono nell'ordine morale, ma anche di "potere" sugli altri.
La degenerazione del prodotto speculativo inquina e corrode la mente, paralizza le capacità economico-finanziarie di un popolo o nazione, riduce le norme vigenti in mere e improponibili devianze entro cui il genere umano viene stritolato da un complicatissimo meccanismo che lo ammorba e corrode, in un deterioramento e pervertimento della logica e della coscienza.

Ninnj Di Stefano Busà

5 commenti:

  1. Avrai la tua parte di ragione, ma tieni conto che è anche grazie al capitalismo che ti è possibile scrivere questo senza sentire la polizia bussare alla porta.
    Sì, è vero che si produce, si consuma e poi si crepa, ma... non è che il capitalismo ha in fondo anche il merito di avere (parzialmente) sviluppato la possibilità di libertà civile? In fondo come consumatore ho un piccolo potere di rivalsa: ovvero posso boicottare. E' un sistema di contrappeso sicuramente non violento.

    Insomma, se vivi nel capitalismo puoi anche odiarlo senza temere per la tua salute. Questo non è da poco.

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  2. Nessuno ci obbliga a comprare, consumare, accumulare beni.
    Tutti criticano il sistema, ma tutti comprano da H&M. E se rinunciassimo a H&M, allo shopping, almeno un po'?
    Ecco, questo sarebbe già un grande traguardo!
    E' un impegno che ognuno di noi deve prendere con se stesso.
    Buon lavoro allora!

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Temo che in fondo non sia così semplice. Affermarlo sarà una banalità, ma la pubblicità crea bisogni artificiali*:

    You think you have to want
    more than you need
    until you have it all you won't be free

    Society - Eddie Vedder

    Diciamo che molto spesso l'economia utilizza la sottile arte della persuasione, come un avvocato sofista. Ma già il fatto che non faccia ricorso a retate di polizia o a scomuniche, con relativi roghi, mi sembra un enorme progresso nella storia dello sviluppo umano.

    * anche se è pur sempre meglio il bisogno artificiale di un Mac rispetto a svariati orrori, fondati sull'idea dell'uomo nuovo-e-sul-cammino-della-perfezione, che i libri di storia possono facilmente illustrare.

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  5. Concordo con te, ma ritengo anche che avere un poco di senso critico quando si compra non guasterebbe.

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