Con questo albo a fumetti, lo sceneggiatore Garth Ennis e il disegnatore Carlos Ezquerra si sono addentrati all’interno del genere frettolosamente etichettato “di guerra”, dimostrando una originalità artistica sicuramente non inferiore a quella della cultura più “alta” – la cultura rilegata in confezione Oscar Mondadori, tanto per esempio.
Il racconto è ambientato nel corso della Guerra Civile Spagnola, all’interno di un campo di battaglia in cui si ritrovano quattro personaggi senza nome, ciascuno archetipo novecentesco delle diverse categorie di combattente straniero che hanno volontariamente partecipato al conflitto del 1936-1939.
Stanchi e privi di armi, i protagonisti si rifugiano nella medesima buca, unico riparo che nel raggio di centinaia di metri possa garantirgli la salvezza dal bombardamento in corso. Sono un tedesco, un inglese, un irlandese e uno spagnolo, che a turno narreranno ai presenti il motivo per cui si trovano in quel luogo, a un centinaio di kilometri da Barcellona e nel mezzo di un sanguinoso combattimento.
Rappresenta l’egoismo e la baldanza della gioventù: eccezion fatta per la croce uncinata, risulta essere il personaggio più simpatico e scanzonato.
Raffigura il pensatore che non rifugge dall’azione, dotato del coraggio necessario per combattere in ossequio ai propri ideali: peccato che questi ultimi siano rivolti all’etereo bene del “Popolo” più che a quello concreto dei singoli individui.
E’ un personaggio grottesco e detestabile, in poche parole un villain che conquista simpatia solamente con il suo linguaggio a dir poco colorito.
Paragona sé stesso e i suoi compagni di sventura a dei “condor”, ovvero “i grandi volatili che si aggirano attorno ad un campo di battaglia per ottenere dalla carneficina quello che vogliono”: che questo utile personale sia pura vendetta o carriera militare o astratto idealismo o ricerca di sangue, nulla cambia ai suoi occhi.
La maschera di cinismo e abile sarcasmo che lo Spagnolo indossa a più riprese si sgretola, rivelandone il profondo tormento interiore.
La maschera di cinismo e abile sarcasmo che lo Spagnolo indossa a più riprese si sgretola, rivelandone il profondo tormento interiore.
In concomitanza con il termine dell’ultima narrazione, cessa anche il bombardamento: i quattro protagonisti possono così separarsi e tentare di ricongiungersi alle formazioni militari di appartenenza.
Il loro destino finale è svelato nelle rimanenti pagine dell’albo (contenuto all’interno della raccolta “War Stories” – ed. Planeta de Agostini, € 35. Per gli utenti più smaliziati, disponibile a prezzo modico presso Internet Editore).
La storia di “Condors” è una felicissima metafora delle motivazioni per cui l’uomo può compiere il Male, che nelle intenzioni degli Autori è simboleggiato dalla Guerra. Più che formulare una astratta riflessione, tipica semmai di un Inglese, è doveroso citare una frase dello Spagnolo:
“Finché ogni uomo non sentirà il dolore che infligge ad un altro uomo con la stessa intensità con cui percepisce il proprio – finché non ti darò un pugno in faccia ed entrambi i nostri nasi sanguineranno – saremo tutti destinati a proseguire per la strada su cui ci siamo avviati”.
The End.
Silvio
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